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ATTUALITÀ sabato 23 gennaio 2021
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CRESCITA E CIBO Pillole di nutrizione: parola al biologo e tecnologo alimentare
di
Giordano Oroccini
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Ippocrate descriveva in questo modo la variazione della richiesta energetica con l’età: “ I corpi che stanno crescendo hanno il più elevato calore interno; essi, quindi richiedono la massima quantità di cibo, altrimenti deperiscono. Nelle persone anziane, il calore è poco e, quindi, esse hanno la necessità di una scarsa quantità di carburante, perché, come accade con la fiamma, con molto si spegne”. Gli antichi Greci utilizzavano forme di dietoterapia, ma erano ben lontani dal comprendere la natura chimica dei cibi. Intorno al 1670, Sydenham, un medico inglese, comprese l’importanza del ferro nel trattamento della clorosi( anemia ferrocarenziale ) e, circa un secolo dopo, Lind mise in relazione l’insorgenza dello scorbuto con il mancato consumo di frutta e verdura fresche. Un aspetto molto importante in ambito nutrizionale è la qualità della dieta ovvero, il rapporto tra nutrienti ed energia. Cosa significa? Il concetto è quello che una dieta deve contenere una concentrazione di nutrienti tale che, quando l’individuo cessa di mangiare perché ha introdotto sufficiente energia, abbia consumato anche tutti i nutrienti essenziali in quantità adeguate. Quando ciò non avviene, si parla di “calorie vuote” in quanto non apportano nulla dal punto di vista nutrizionale, e molti alimenti presentano questo problema, pensiamo ad esempio allo zucchero o alle bevande alcoliche. Prendiamo invece i semi, che siano un cibo migliore per l’uomo rispetto alle loro trasformazioni industriali è una credenza che risale a molto tempo fa, a subito dopo la creazione dell’uomo… Sono quindi cibo vivo, generatore di vita, non cibo morto. Ma allora c’è differenza tra mangiare cibo vivo e cibo morto? Il cibo è solo chimica e calorie, come sostiene la nutrizione accademica? O è anche capace di trasmettere informazione? Di conferire energie che influenzano anche la nostra mente? La scienza accademica è ben lontana da saper fornire risposte a queste domande. Sappiamo che abbiamo bisogno di carboidrati, di proteine, di lipidi, di vitamine e sali minerali. Pian piano la scienza sta scoprendo che è meglio mangiare nella prima parte della giornata (mattina e pranzo) e poco alla sera, che è meglio mangiare poco ed ogni tanto digiunare, che per essere concentrati ed efficienti è meglio evitare tutto quello zucchero… L’Ayurveda definisce cibo sattvico, cioè “puro”, leggero, alimenti che portano all’armonia e all’equilibrio, come ad esempio semi, noci, frutta, verdura, yogurt ed oli di prima spremitura. All’opposto, cibi a base di carne o comunque di derivazione animale in generale, sono considerati tamasici, ossia pesanti a livello energetico, mentre sostanze come caffè, tè, alcol, sono considerate cibi rajasici e promuovono l’attività. Recentemente sono stati compiuti studi molto importanti sugli effetti del digiuno serale o del mangiar poco a cena. Perchè? Il digiuno è una pratica di rispetto per il corpo: mette a riposo tutti gli organi concedendo loro una sorta di “vacanza”, affinché si dedichino al loro riequilibrio e rigenerazione. Introducendolo gradualmente nella nostra vita diventa un’abitudine sostenibile, il digiuno più semplice è quello serale. L’indicazione del Budda era che dopo il pasto di mezzogiorno non si mangiasse più nulla fino al mattino successivo, come avviene ancora oggi nei monasteri buddisti sull’Himalaya, dove si beve una tazza di tè con burro di yak verso metà pomeriggio e si digiuna fino al mattino successivo. |
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